Prevedere l’arrivo dei fulmini grazie ai raggi cosmici

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Sono usati per ‘sondare’ le nubi temporalesche

Rappresentazione artistica di una pioggia di raggi cosmici che colpisce il rivelatore LOFAR (fonte: Radboud University)
Rappresentazione artistica di una pioggia di raggi cosmici che colpisce il rivelatore LOFAR (fonte: Radboud University)

Prevedere i fulmini e la loro formazione grazie ai raggi cosmici, particelle cariche di energia prodotte da fenomeni violentissimi come le esplosioni di stelle e che attraversano lo spazio. I raggi cosmici infatti possono essere usati come ‘sonde’ per osservare dall’interno le nubi temporalesche. Pubblicata sulla rivista Physical Review Letters, la scoperta si deve al gruppo di ricerca delle università olandesi di Radboud e di Groninga e del centro Wiskunde & Informatica di Amsterdam.

Oggi per misurare l’attività dei fulmini, i ricercatori si basano su dispositivi montati su aerei, palloni o piccoli razzi ma sono pericolosi e troppo localizzati. I raggi cosmici sondano le nubi da cima a fondo, si muovono quasi alla velocità della luce e forniscono una ‘immagine’ quasi istantanea dei campi elettrici nelle nuvole.

Costituiti soprattutto da protoni ed elettroni, i raggi cosmici quando urtano le molecole dell’atmosfera vanno incontro a una serie di reazioni in seguito alle quali vengono prodotti sciami di altre particelle di alta energia chiamate raggi cosmici secondari. Queste particelle possono essere rivelate indirettamente dalle emissioni radio generate quando vengono deviate dal campo magnetico terrestre.
”Abbiamo osservato che i cambiamenti delle emissione radio ci danno molte informazioni sui campi elettrici nelle nubi temporalesche. Si potrebbe anche determinare l’intensità del campo elettrico ad una certa altezza nella nube” dice Pim Schellart, dell’università di Radboud.

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